Storie Fiabe e Leggende

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In occasione del compleanno del nostro cucciolo, Samuele, alcuni nostri ospiti particolarmente carini, sensibili e creativi, hanno liberato i propri talenti scrivendo questa bellissima fiaba che pubblichiamo con molto piacere sul nostro sito per poterla condividere con tutti voi, precisando che la storia del topo e la montagna, raccontata nella fiaba, è ripresa da una lettera del 1° giugno 1931 di Antonio Gramsci indirizzata alla moglie Giulia perché la raccontasse ai figli Delio e Giuliano.

La loro e - mail

TANTI, TANTI AUGURI

DI BUON COMPLEANNO A SAMUELE

ED UN CARO SALUTO A TUTTA LA FAMIGLIA.

LAURA
FRANCESCA
VERONICA
DAVIDE
NICOLA

CHE SONO STATI VOSTRI OSPITI FELICI,
LA NOTTE DELLA BEFANA
In allegato c’è un pensiero da parte nostra a Samuele.
È un racconto che abbiamo scritto sulla via

del rientro a casa, ricordando il nostro incontro
e con la vogliadi tornare a trovarvi presto.

La Compagnia Dei Cinque Lumi

Alla Corte degli Elfi

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Il mago Nicolaos del paese dei Bambini Giganti usava guardare al cielo ed alle stelle per prendere le decisioni importanti. Quando vide il volo del falco stentare nella caccia alla preda, capì che era giunto il tempo di mettersi in viaggio. La Corte degli Elfi era distante una valle ed il piccolo Samuele non poteva aspettare ancora!

Fece risuonare il suo corno quattro volte. Poi s’incammino pensieroso e pieno di speranza. Ai confini del paese già lo attendevano i fidi compari di tante imprese, la Ninfa dai Capelli Rossi, il Fauno Pittore, la Fata delle Sorgenti e la Nana Musicante. La Compagnia dei Lumi al completo partì quindi alla volta della Corte degli Elfi.
In breve tempo, risalendo verso la cima della montagna, i cinque amici arrivarono alle soglie di un bosco fitto e tenebroso. Attraverso un sentiero, affondando passo dopo passo nella neve sempre più alta, si inoltrarono tra gli alberi alti e robusti… fino a quando il cielo si fece tutto scuro.
Ad un tratto fu buio, poi scese la notte.
Il freddo avvolse in una morsa di ghiaccio tutte le cose, ed il bosco si addormentò liberando, come ogni sera, il suo triste lamento.

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Era un richiamo di aiuto a difesa delle cattive intenzioni dello Spirito Malvagio, che da anni ormai aveva occupato quelle terre.

Il cammino della Compagnia dei Cinque Lumi era ancora lungo. Il mago Nicolaos guidava il gruppo in direzione del passo; attraversarono ampi spazi aperti a tratti, per tornare subito dopo ad infilarsi nel fitto del bosco ormai addormentato, fino a quando giunsero ad un bivio. Il sentiero si divideva: da una parte le luci rassicuranti di un villaggio in lontananza, dall’altra ancora vento, freddo, le tenebre e tanta neve.
I cinque proseguirono entrando sempre di più nelle profondità del bosco. Dopo aver camminato a lungo, stanchi e raffreddati si accorsero di aver smarrito la via.
Ai piedi di un abete robusto, si fermarono a prendere fiato.

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Ed ecco all’improvviso, come dal niente apparve la sagoma di un lupo minaccioso. Il mago Nicolaos mise mano alla sua spada, pronto per combattere. Ma prima che potesse impugnare il micidiale arnese, sentì nella sua pancia un brontolio familiare. Il Gigante del Sorriso e Goccia di Miele, due giovani animelle innamorate che vivevano da tempo in quel bosco e ne conoscevano i segreti, stavano, a modo loro, comunicando con lui.

“Hai incontrato la lupa di nome Sira; adesso che hai perso la via, fidati del suo dolce sguardo, ti condurrà dove vuoi andare…” gli dissero con tono calmo e sicuro. Perciò, tranquillizzati e incoraggiati da queste parole, i viandanti seguirono la lupa. Sira li portò proprio da re Stefano, sovrano della Corte degli Elfi.
l Re si trovava nel bosco per alcune buone ragioni.
Governava saggiamente sulle sue terre ed ogni giorno, da anni ormai, si spingeva fino ai confini del regno per prendersi cura con amore delle sue proprietà. Sfortunatamente, niente poteva la sua passione contro le angherie sorde ed ottuse dello Spirito Malvagio che si nutriva succhiando l’anima alle cose e per dispetto trasformava tutto in ghiaccio inerte.

Al più presto il Re doveva trovare una soluzione.
Quando vide che la lupa Sira gli andava incontro scodinzolando festosamente, Re Stefano le accarezzò adagio la testa e, rivolgendosi ai viandanti che venivano subito dietro di lei, evidentemente affaticati per la lunga camminata nella neve, non indugiò un solo secondo ad invitarli nel suo maniero alla corte degli Elfi, per una notte di riposo.
Si avviarono insieme verso casa.
Durante il cammino, il sovrano aprì il suo animo inquieto. Tanto aveva visto e fatto per conquistare il suo regno… ma adesso un maleficio rischiava di rovinare tutto quanto.

“Uno spirito maligno trasforma in ghiaccio ogni cosa, che sia acqua, che sia sangue, che sia gioia, che sia lacrima. Tutto è fermo. Tutto è ghiaccio. Perfino il latte gela nelle mammelle delle mucche e delle mie capre. Non si può mungere ed io non so più come nutrire il principe. Così non c’è futuro …” diceva il Re sconsolato.
Giunta al maniero, la Compagnia dei Lumi conobbe la regina Elena ed il piccolo principe Samuele. L’ospitalità fu piena. Si lavarono con acqua riscaldata, si riposarono. Mangiarono tanto e bevvero a lungo.

Dopo cena, trovarono posto di fronte al focolare, in una grande sala arredata con tappeti e comodi divani. Alle pareti tante immagini di posti lontani e ad ogni angolo un piccolo tesoro da scoprire. Un pianoforte si trovava proprio sotto una larga vetrata affacciata sulla vallata. Fuori, il bosco era ghiacciato come tutto quanto alla vista dell’uomo.
Poi, all’improvviso un frastuono spaventoso!
Le finestre si spalancarono ed un vento gelido calò nella sala; tutti impietrirono. Lo Spirito Malvagio, con cattive intenzioni, si presentò al cospetto di Re Stefano, della sua famiglia e dei suoi ospiti.
Era venuto a succhiare l’anima del piccolo principe ed, insieme con quella, portar via la luce vivace dei suoi occhi, perché i sogni

fossero, in futuro, tristi e privi di colori.
Ma non ebbe il tempo! Mentre il mago Nicolaos lo teneva inchiodato in un angolo col suo sguardo tagliente come la spada che portava al fianco, il Fauno con un pennello magico gli pitturò in faccia uno sguardo buono. Poi entrò in scena la Ninfa che, con un movimento a scatto della testa, suscitò in lui un riso senza freni e salutare. La fata invece con il dito indice della mano destra, magico quanto le più famose bacchette, gli toccò il naso che cominciò a zampillare copiosamente di acqua fresca e pura. Re Stefano non perse un attimo ed il Malvagio, tutto fradicio e impicciato, fu spinto fuori per dove era entrato a suon di pedate nel didietro. La regina, infine, richiuse bene le finestre per non farlo più rientrare.
Tornata la calma di lì a poco, la nana musicante si mise a sedere sullo scranno e cominciò a toccare delicatamente i tasti d’avorio bianchi e neri. Si diffuse intorno, una musica soave che commosse tutti.
Si inumidirono gli occhi del Re e la Regina ruppe in un pianto caldo di felicità. La famiglia regale era stupefatta. Era avvenuto

un prodigio. Le lacrime disciolsero gli animi induriti dal gelo. Il sortilegio dello Spirito Malvagio era finalmente spezzato!
Il mago Nicolaos chiamò allora il piccolo principe a sé, che si sistemò comodamente vicino alle sue ginocchia. Poi, cominciò a parlare lentamente rivolgendosi al re ed alla regina.

“Siamo la Compagnia dei Cinque Lumi. Al pianoforte suona Francesca, la Nana Musicante, con le sue melodie scioglie ogni nodo, le persone si commuovono e la neve scende dal cielo al ritmo delle note, avvolgendo il mondo in un manto bianco, candido come il latte appena munto.
Lei è Laura, la Ninfa dai Capelli Rossi, governatrice di ogni tramonto, padrona delle sfumature vermiglie. Con un movimento della testa è in grado di tingere il bosco d’autunno.

Lui è Davide, il Fauno Pittore, responsabile del moto degli astri, ha inventato la formula matematica per raccogliere le stelle in costellazioni. Ogni sera soffia sulla luna per guidare il suo viaggio leggero nel cielo.

Lei è Veronica, la Fata delle Sorgenti, con un tocco del suo dito indice rigenera le fonti e dà vita a nuove polle di acqua pura. Ed infine, io sono il Mago Nicolaos, capace di riportare l’ordine dove è stato il caos.

Le note, i colori, la magia delle stelle e la freschezza delle acque sorgive hanno ormai allontanato lo Spirito Malvagio e riportato adesso la serenità e la pace alla Corte degli Elfi.”

Poi, rivolgendosi al piccolo Samuele, che intanto gli era salito in grembo, raccontò una storia famosa nel suo paese, quella del Topolino e la Montagna: “Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio, ma un topolino dispettoso esce

dalla sua tana e si beve il suo latte.
Quando, il mattino seguente il bambino si sveglia e vede che non c’è più neanche una goccia di latte, comincia a piangere ed a

strillare. Strilla e piange anche la mamma, perché non riesce a calmare il suo piccino.
Il topo è disperato, si sente in colpa per tutte quelle lacrime versate, addirittura picchia la testa contro il muro per lo

scoramento. Presto si accorge però che abbattersi non serve a nulla e decide di rivolgersi per un aiuto alla capra.
La capra non può aiutare il topolino; gli darà il latte soltanto se avrà l’erba da mangiare. Il topo non si perde d’animo, stavolta; va dalla campagna per avere un po’ di erba, ma la campagna inaridita ha bisogno dell’acqua per poter mettere a disposizione un

po’ di erba. Il topo allora decide di rivolgersi alla fontana.
Ma la fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il mastro muratore che la riatti.
Il topo non si perde d’animo e, anche se con qualche timore, va dal mastro muratore: lui vuole le pietre per riparare la fontana.

Allora, il topo va dalla montagna con la quale intrattiene un sublime dialogo.”

“E cosa si dicono?” chiese Samuele.
“La montagna racconta di essere stata disboscata dagli uomini speculatori e mostra tristemente intorno, le sue ossa senza terra.

Il topo a sua volta le racconta tutta la sua storia. Ragionando insieme trovano un buon accordo.”
“Quale accordo?” incalzò Samuele.
“Il topo promette che il bambino, una volta cresciuto ripianterà gli alberi, i pini, le querce, i castagni, gli alberi da frutta, le erbe aromatiche, ecc.; colmerà i vuoti creati dal disboscamento e riparerà i guai che le scelte dell’uomo ed il tempo hanno prodotto; segnerà i sentieri che porteranno l’uomo in cima alla montagna ad ammirare il panorama ed ogni cosa bella della valle e del cielo infinito.
La montagna incoraggiata e piena di speranze dà allora tutte le pietre per ricostruire la fontana.

Alla fine, il binbo ha il latte che aspettava. Tanto latte da poterci fare i tuffi e nuotare. Poi cresce e diventa un uomo. Pianta gli alberi, come aveva promesso il topo. Così tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto nuovo humus. Anche gli alberi crescono di nuovo alti e forti, e offrono nuovi frutti nutrienti. Piove e nevica secondò le stagioni”

“Bene, ben fatto” disse Samuele.

“Insomma…” continuò il Mago “in questo modo il topo, la montagna e quel bambino diventato uomo scoprirono il segreto per vivere meglio insieme, per ascoltare le ragioni dell’altro, con il cuore e la pancia prima che con le orecchie, per condividere le responsabilità, per aiutarsi reciprocamente. Così per molti anni in avvenire nessuno soffrì più la mancanza di latte”.

E aggiunse, quando ormai Samuele aveva chiuso gli occhi ed era pronto per dormire: “È una novella propria di un paese dove i giganti sanno essere bambini e addormentarsi cullandosi coi propri sogni …”.
Il mattino seguente, mentre la Compagnia dei Cinque Lumi di buonora tornava sui suoi passi, lasciando dietro di sé una traccia di impronte sulla neve fresca e bianca, sul suo comodino Samuele trovò un bel bicchiere di latte caldo appena munto, un libricino ed una piccola lanterna piena di luce e sogni a colori per le notti a venire.

FINE